Ho imparato a convivere con la malattia: quei quadri sono stati la mia cura.
Nel mio quartiere, le persone che mi conoscono mi hanno visto quando stavo proprio male! E hanno ancora oggi difficoltà a parlarne con me… forse proprio perché c’è affetto, c’è più difficoltà a parlarne.
Sono ormai vent’anni che sono malato, con la terapia giusta ce la si fa, in questi vent’anni sono migliorato, ho imparato a conoscere la mia malattia, per certi versi sono diventato la mia malattia, ci convivo. Io dico che sono malato di salute mentale!
I colori e le tele sono stati la via di contatto con la malattia, che è il motore della mia arte. Quei 200 quadri sono stati la mia cura!
Il calore che ho trovato nel gruppo di aiuto, la comprensione e l’affetto che ho con i miei amici lì, è più grande di quello che trovo nella mia famiglia. Invece le bugie portano alla pazzia.
Io ho scoperto che il padre che mi ha cresciuto non era il mio vero padre da adulto, l’ho scoperto in metropolitana, quando la mia compagna, di ritorno da una visita in ospedale, mi ha letto la cartella clinica che riportava questa cosa.