Sotto l’albero

Non c’era nessuno che potesse pagare il mio riscatto, io ero scappato proprio da loro. 

I miei genitori sono morti quando ero piccolo e sono stato cresciuto dai nonni, ma questa cosa non l’ho mai saputa fino a quando avevo 10 anni. Un giorno il direttore della scuola ha chiamato i genitori per un colloquio e lì è venuta fuori la cosa. Ha chiesto a quello che credevo mio padre perché i nostri cognomi fossero diversi e lui ha spiegato, lì davanti a me.  

L’anno dopo mio nonno mi ha chiamato sotto un grande albero di cacao per dirmi che lui era capo di una setta che fa sacrifici umani, e che un giorno alla sua morte io avrei dovuto prendere il suo posto. Io non volevo anche perché io e mia nonna siamo cristiani. Il nonno era molto arrabbiato e negli anni successivi insisteva.  

Quando è morto io non sapevo più che cosa fare, per fortuna il capo della comunità cristiana mi ha aiutato: hanno fatto una colletta e sono scappato dalla Nigeria.  

Sono arrivato in Libia. La vita era durissima. Un giorno c’era un sole fortissimo ed ero senza cibo da giorni, una macchina scura con tre persone mi ha prelevato e mi ha portato in una stanza buia. Mi facevano male e poi mi hanno fatto chiamare con il telefono la mia famiglia per chiedere un riscatto, ma non c’era nessuno che potesse pagare il mio riscatto, io ero scappato proprio da loro.  

Qualche giorno dopo sono riuscito a scappare dalla finestra della prigione.