Per proteggere la mia vita, mia mamma mi pagò il biglietto aereo.

Ho iniziato “il viaggio della morte”, una lunga attraversata di circa una settimana sopra a una jeep, per non essere trattenuto come ostaggio nel mio paese, come era successo a mio fratello.    

Ma in Libia sono stato rinchiuso insieme con altri compagni nei campi di concentramento, siamo rimasti in una piccola stanza con soli muri per cinque giorni. Ci davano solo acqua.  

Ho iniziato i lavori forzati come bracciante in una piantagione di mais, dopo molto tempo ho iniziato a percepire qualche soldo, e al rilascio ho potuto comprare un biglietto per ritornare dalla mia famiglia in Senegal. Credevo che la situazione dal punto di vista politico fosse migliorata e invece era tutto come prima. Così per proteggere la mia vita, la mamma mi pagò il biglietto aereo per l’Italia.  

Al mio arrivo in Italia mi sentivo sperduto, ma sto bene e ora vivo in tranquillità. Desiderio ritornare nel mio paese, soprattutto la mamma mi manca molto.